Tra erbe e fiori
È stato in una mattina di San Giovanni che la memoria si è risvegliata in me.
Come un sussurro portato dalla rugiada, come un sogno lasciato dai fiori nella notte.
Avevamo appena immerso le mani nell'acqua benedetta, preparata insieme con gesti antichi,
e qualcosa si è aperto nel mio cuore:
un ricordo che non era solo mio,
ma apparteneva a tutte le donne che sono venute prima.
Ho visto un cerchio.
Un cerchio di donne, fiorite e potenti, riunite nel grembo della natura.
Unite da un richiamo silenzioso, misterioso e profondamente vero.
Donne che si lasciavano toccare dalla notte,
che danzavano con le erbe e con il fuoco,
che risvegliavano la Dea dimenticata,
che si ricordavano di essere selvatiche, uniche, libere.
Erano fiori, quelle donne.
E portavano con sé fiori veri, e rami, e foglie, e semi.
Erano mani che conoscevano il tempo della raccolta e il linguaggio delle piante.
Sapevano che nella notte di San Giovanni le erbe si fanno più potenti,
che i fiori si caricano di luce invisibile,
che ogni pianta – se raccolta nel giusto momento e con il giusto intento – diventa alleata.
Per guarire, per proteggere, per aprire il cuore e i sogni.
In quel momento ho capito che questa notte non era solo una festa.
Era un passaggio, un portale, un ritorno.
Un rito che vive nel sangue e nelle ossa,
nelle storie sussurrate dalle nonne,
nei saperi custoditi nei semi e nei sogni.
Da allora, questa notte è tornata ogni anno a cercarmi.
E ogni volta ci ritroviamo, noi donne, in cerchio.
Al lume delle stelle, tra le voci degli alberi e il respiro della terra.
Con le mani piene di fiori e il cuore acceso di intenti.
Ed è come tornare a casa.
A se stesse.
Alle altre.
A quel sapere sacro e semplice che ci abita da sempre.
È la notte delle donne.
È la notte della memoria.
È la notte delle erbe e dei fiori,
in cui la magia non si racconta: si vive.
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